I- Il Maestro disse: «Apprendere e continuamente esercitarsi, non è anche ciò soddisfacente?[1] avere amici che vengono di lontane contrade, non è anche ciò una gioia? non esser conosciuto dagli uomini e non accorarsene, non è anche ciò da Saggi?»
[1] Leggi «yue» per quanto il segno sia quello per «shuo»: «parlare»: fenomeno di «Chia Chieh» o «falso prestito», conservato per rispetto al testo. Cfr. il testo della traduzione mancese che più concisamente dice: «inu sebjen wakao?» «anche gioia, no?».
opera di riferimento:
I dialoghi di Confucio / a cura di Alberto Castellani. – Rist. anast. – Firenze : Sansoni, 1984. – XXX, 196 p. ; 16 cm. (da LiberLiber)
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[ I Dialoghi scritti tra il V e il III secolo A.C. (ma la redazione attuale è del II secolo d.C.) sono tutt’oggi opera che grandemente influenza la cultura cinese e dell’Asia orientale. Questa prima traduzione italiana è opera di Alberto Castellani (1884-1932) sinologo tra i più importanti a livello europeo.]
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