VI. Il Maestro disse: «Il giovine deve essere, in casa, amoroso verso i parenti, fuori di casa, rispettoso verso i superiori; esser diligente e verace; estendere il suo amore a tutti, ma collegarsi (solo) con i virtuosi; ciò fatto, impieghi l’energia che gli rimane nello studio delle lettere e delle arti».[1]
[1] Confucio ha dunque in maggior conto la perfezione morale che non quella intellettuale: prima di tutto le buone azioni; poi le lettere e le arti; cfr. Voltaire: «je fait un peu de bien, c’est mon meilleur ouvrage».
opera di riferimento:
I dialoghi di Confucio / a cura di Alberto Castellani. – Rist. anast. – Firenze : Sansoni, 1984. – XXX, 196 p. ; 16 cm. (da LiberLiber)
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[ I Dialoghi scritti tra il V e il III secolo A.C. (ma la redazione attuale è del II secolo d.C.) sono tutt’oggi opera che grandemente influenza la cultura cinese e dell’Asia orientale. Questa prima traduzione italiana è opera di Alberto Castellani (1884-1932) sinologo tra i più importanti a livello europeo.]
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