X.Tsŭ Ch’in,[1] interrogando Tsŭ Kung, disse: «Quando il Maestro arriva in uno Stato, certamente viene a conoscenza del suo governo; ne domanda Egli oppure gli vien detto?»[2] Tsŭ Kung disse: «Il Maestro è pacato, semplice, rispettoso, modesto, cedevole e perciò l’ottiene;[3] la maniera di domandare del Maestro non è forse differente da quella degli altri uomini?»
[1] Discepolo di Confucio: il suo nome di famiglia era Ch’en il nome proprio Kang. Tsŭ Kung, altro discepolo: il suo nome di famiglia era Tuan Mu, il nome proprio era Ssŭ.
[2] Dal Principe stesso, per il cui stato il Maestro è di passaggio.
[3] Che gli sia riferito dal Principe intorno al suo governo.
opera di riferimento:
I dialoghi di Confucio / a cura di Alberto Castellani. – Rist. anast. – Firenze : Sansoni, 1984. – XXX, 196 p. ; 16 cm. (da LiberLiber)
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[ I Dialoghi scritti tra il V e il III secolo A.C. (ma la redazione attuale è del II secolo d.C.) sono tutt’oggi opera che grandemente influenza la cultura cinese e dell’Asia orientale. Questa prima traduzione italiana è opera di Alberto Castellani (1884-1932) sinologo tra i più importanti a livello europeo.]
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