Ci voleva un virus per fare uscire la vera natura “meritocratica” , competitiva e classista che c’è nel mondo della Scuola?
Succede a Milano: per poter ridurre il numero di alunni per classe, non sarà possibile più accogliere tutte le iscrizioni al Liceo “Manzoni”, per cui il consiglio di istituto ha adottato due criteri:
– la provenienza geografica (prima quelli con residenza adiacente al Liceo, poi man mano allontanandosi);
– il merito scolastico (aver avuto come voti 9 o 10 in italiano, matematica, inglese e altre materie, in seconda media).
Poco importa se la dirigente scolastica ci ha ripensato e quei criteri sono stati rivisti: quello che conta è l’idea, un’idea classista di formare le classi … a fronte di una riduzione si scarta ciò che è lontano, nello spazio e nel merito, e si cerca di preservare il proprio simile.
A fronte di vincoli oggettivi, nelle scuole secondarie si individuano criteri per “selezionare” l’utenza, augurandosi di non doverli applicare, perché significherebbe svantaggiare qualche potenziale studente.
Normalmente si cercano criteri di inclusività o quanto meno non discriminatori, perché come dimostrano gli studi la geografia molto spesso determina e influenza il successo scolastico, non per una questione di talento, ma di opportunità. Escludere uno studente in difficoltà sociali e familiari significa molto spesso condannarlo agli stessi stenti in cui sono vissuti i genitori.
Escludere uno studente in difficoltà sociali e familiari significa molto spesso condannarlo agli stessi stenti in cui sono vissuti i genitori.
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Dunque, è vero che il virus attacca soprattutto i più deboli rendendoli ancora più deboli, fortificando i forti: nel momento in cui si deve scegliere, non si opta per garantire il diritto di studio a tutti, magari partendo dai meno abbienti, a loro sarà concesso di poter continuare a galleggiare.
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